XRP viene spesso definita la criptovaluta più “pragmatica”: fin dall’inizio non è stata concepita come un esperimento di politica monetaria, ma come uno strumento per pagamenti rapidi, economici e di massa. Tuttavia, la semplice domanda «chi ha creato XRP e quando è apparsa?» si scontra con una lunga evoluzione di idee e team — da un protocollo comunitario basato su linee di fiducia a un registro di livello industriale con un proprio modello di consenso.
Perché la risposta non si riduce a una sola data
La storia di XRP non è un “momento eureka”, ma una sequenza di fasi. Prima è nata la concezione di regolamenti decentralizzati senza banche. Poi — il tentativo di superare i limiti del primo Bitcoin: conferme lente, costi energetici elevati e scarsa scalabilità per i trasferimenti internazionali. Infine — la formazione di un team capace di trasformare l’idea in tecnologia e in un prodotto business. Perciò è più corretto chiedere non «chi da solo ha creato XRP», ma chi e come ha portato l’idea fino al lancio.
Da RipplePay al ledger: la visione di Ryan Fugger
Il punto di partenza è il 2004 e il progetto RipplePay dello sviluppatore canadese Ryan Fugger. Propose una rete in cui gli utenti creano “linee di fiducia” e scambiano valore direttamente. Non era ancora una criptovaluta nel senso moderno, ma fornì il “codice genetico” di ciò che sarebbe diventato XRP: regolamenti p2p senza un’autorità centrale, dove contano più le relazioni tra i partecipanti che un emittente. E sebbene Fugger non abbia scritto il codice dello XRP Ledger, il suo contributo fu la cornice concettuale da cui in seguito crebbe l’architettura Ripple/XRP.
2011–2012: la nascita di XRP Ledger
Entro il 2011, diversi crittografi e ingegneri di sistemi — David Schwartz, Jed McCaleb e Arthur Britto — iniziarono a lavorare su un nuovo ledger che confermasse le transazioni in secondi, non minuti, e che non richiedesse mining. Nacque così lo XRP Ledger (XRPL), un sistema “simile a una blockchain” con un consenso proprio dei validatori, orientato ai pagamenti. Nel 2012 l’idea fu presentata a Fugger e avvenne il passaggio dalla comunità RipplePay a un team che costituì una società (prima OpenCoin, poi Ripple Labs) e portò il sistema sul mercato.
Lancio e distribuzione: cosa, quando e perché ha suscitato dibattito
Nel 2012 fu creato, senza mining, un’offerta fissa di 100 miliardi di XRP. Circa 80 miliardi finirono sotto il controllo dell’azienda (per lo sviluppo dell’ecosistema e lo stimolo della liquidità), e i token rimanenti furono distribuiti tra i co-fondatori. In seguito Ripple introdusse un meccanismo di escrow per rilasciare in modo prevedibile una parte dei token sul mercato e ridurre i rischi di eccesso di offerta. Proprio questo modello “pre-minato” iniziale alimentò le discussioni sulla centralizzazione: i critici indicavano la concentrazione, i sostenitori — la gestibilità dell’emissione in funzione del caso d’uso nei pagamenti.
Chi ha guidato la tecnologia e il business
Il modo più corretto di interpretare i contributi è distinguerli in livelli concettuale, ingegneristico e imprenditoriale. Fugger fornì l’idea originaria dei regolamenti p2p. Schwartz, McCaleb e Britto progettarono il nucleo di XRPL e i principi del suo consenso. Al team si unì l’imprenditore Chris Larsen, che orientò la strategia verso i pagamenti transfrontalieri, le partnership con istituzioni finanziarie e il prodotto. Da questo binomio “tecnologia + business” nacque un XRP non solo come asset di speculazione, ma come componente utilitario dell’infrastruttura dei pagamenti.
- Figure chiave: Ryan Fugger (concetto RipplePay), David Schwartz (architettura XRPL), Jed McCaleb (co-creatore, poi Stellar), Arthur Britto (co-creatore XRPL), Chris Larsen (co-fondatore di Ripple, sviluppo business)
In cosa XRPL differiva da Bitcoin
La differenza principale è l’assenza di mining e l’affidamento al consenso dei validatori. I nodi concordano iterativamente sull’ordine e sulla validità delle transazioni, consentendo una finalità di circa 3–5 secondi e un’elevata capacità a costi contenuti. Per i pagamenti, ciò è cruciale: banche e provider di rimesse ottengono conferme quasi istantanee, e gli utenti commissioni prevedibili. Questo design è meno adatto a smart contract molto complessi, ma eccelle nella liquidità e nel bridging tra valute.
2013–2017: la strada verso banche e provider di pagamento
Fin dai primi anni Ripple si è posizionata come un’azienda fintech, non come “exchange cripto” o “progetto di mining”. L’obiettivo era ridurre tempi e costi dei trasferimenti transfrontalieri, dove il tradizionale SWIFT può impiegare giorni. XRP fu considerato un asset-ponte che fornisce liquidità on-demand tra valute fiat al momento dell’operazione. Questo approccio pragmatico portò dapprima a progetti pilota con banche e operatori di pagamento e, in seguito, all’aumento di capitalizzazione e notorietà di XRP durante il ciclo 2017–2018.
- Date chiave: 2004 — RipplePay; 2011–2012 — sviluppo di XRPL; 2012 — lancio e costituzione di OpenCoin/Ripple; 2017–2018 — picco di notorietà e piloti su larga scala
Dibattiti e lezioni: centralizzazione, conflitti, contenziosi
Qualsiasi progetto tecnologico all’intersezione tra finanza e crittografia attraversa prove complesse — e XRP non fa eccezione. Primo, il dibattito sulla “centralizzazione” a causa dell’ampia quota di token in mano all’azienda. Secondo, l’uscita di rilievo di Jed McCaleb e il suo successivo lavoro su Stellar — con limiti pluriennali alla vendita della sua allocazione di XRP. Terzo, le battaglie legali, la più nota delle quali riguarda i procedimenti dei regolatori statunitensi sulla natura giuridica di XRP e sulle pratiche di distribuzione. Paradossalmente, queste sfide hanno accelerato il dialogo istituzionale sulla classificazione degli asset cripto e favorito modelli più trasparenti di emissione e circolazione.
Perché il mercato ha bisogno di XRP oggi
Nonostante i cicli di hype e i “cripto-inverni”, il ruolo di XRP resta in gran parte lo stesso: è uno strumento per accelerare i regolamenti e ridurre le frizioni nei pagamenti transfrontalieri. Si distingue dal “bene rifugio digitale” (Bitcoin) e dalle piattaforme generiche (Ethereum/reti di smart contract) grazie alla specializzazione. Per aziende e provider di pagamento contano finalità, prevedibilità delle commissioni e accesso alla liquidità — e in questo XRPL rimane competitivo. Per gli utenti finali, ciò si traduce in trasferimenti più rapidi ed economici quando l’infrastruttura del provider supporta il bridging tramite XRP.
- Vantaggi pratici per i pagamenti: finalità in 3–5 secondi; assenza di mining e di costi energetici; emissione trasparente; ecosistema di provider maturo
Conclusione: un’invenzione collettiva, una lunga maturazione
In sintesi, «quando è stato creato XRP?» — tra il 2011 e il 2012, insieme allo sviluppo dello XRP Ledger e al lancio dell’azienda; e «chi ha creato XRP?» — un team che ha unito l’idea dei regolamenti p2p di Fugger all’ingegneria di Schwartz, McCaleb e Britto, sotto la guida imprenditoriale di Chris Larsen. Questa sintesi di idea, tecnologia e strategia di prodotto ha reso XRP uno degli asset digitali più rilevanti dell’ultimo decennio. E finché il mondo avrà bisogno di regolamenti internazionali rapidi e accessibili, questo approccio manterrà la sua nicchia — con le lezioni dei dibattiti passati e una chiarezza giuridica in costante crescita.